sabato 24 dicembre 2022

Comunità Terre del Sud (Puglia) - I vini di Alberto Longo degustati da Borghi d'Europa a Go Wine a Milano

 I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del  Puglia IGP Rosso Le Cruste (nero di Troia) di Alberto Longo.

L'azienda


L’azienda nasce nel 2000, ma l’amore di Alberto Longo per la sua terra e la passione per il vino hanno origini ben più antiche. Fin dagli anni Sessanta, i Longo hanno coltivato vigneti e oliveti nell’agro di San Severo e Pietramontecorvino, sulle colline della Daunia settentrionale.

Il sogno di Alberto, che fin da bambino prendeva parte con entusiasmo alle attività della sua famiglia, è sempre stato quello di proseguire questa lunga tradizione vitivinicola, cercando di accrescere le potenzialità produttive attraverso l’impiego della tecnologia.

La cantina, che ha sede a Lucera, è situata all’interno di un’azienda agricola dell’Ottocento, sapientemente ristrutturata e restaurata con il duplice obiettivo di produrre vini di qualità superiore e offrire un’accoglienza qualificata e professionale. Al suo interno, impianti di avanzata tecnologia consentono di controllare e gestire ogni fase della produzione, della vinificazione e dell’imbottigliamento.


Il vino degustato : Le Cruste

Denso e balsamico, da affinamento in botti di rovere. Le uve, raccolte da vitigni di Nero di Troia 100%, fermentano in acciaio a temperatura controllata, favorendo il contatto prolungato fra mosto e bucce. L’affinamento avviene in botti di rovere francese barriques-tonneaux. Il caratteristico profumo, intenso e persistente, con sentori di mora di rovo e prugna matura, e il sapore denso e balsamico, ricco di tannini dolci e segosi, rendono Le Cruste il vino perfetto per accompagnare formaggi stagionati, cacciagione e carni in genere.



Comunità del Sud (Calabria) - I vini di Vincenzo Ippolito di Cirò Marina degustati da Borghi d'Europa a Go Wine a Milano

 

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Ripe del Falco della Cantina Ippolito (Cirò Marina).

"Con oltre 170 anni di storia, la cantina Ippolito rappresenta la più antica realtà vinicola oggi esistente in Calabria. Ubicata nel centro storico di Cirò Marina, cuore della viticoltura calabrese, l’azienda include una tenuta agricola di oltre 100 ettari, distribuiti tra dolci colline e soleggiate pianure a ridosso del mar Ionio, situati nella zona classica del Cirò.Da sempre la mission aziendale è il recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni quali il Gaglioppo, il Greco Bianco, il Calabrese, il Pecorello ed in ultimo il Greco Nero. Attraverso la costante ricerca, l’impiego di tecniche innovative, il diretto controllo di tutti i processi produttivi, ricerchiamo nei nostri vini l’eleganza, l’esclusività e l’identità con il nostro territorio. "

La superficie vitata dell’azienda è formata da tre tenute situate nel cuore della DOC Cirò: Mancuso, Feudo e Difesa Piana, per un’estensione complessiva di circa 100 ettari. Il sistema di allevamento adottato è prevalentemente il cordone speronato orizzontale, una piccola parte ad alberello alto.

Le rese variano tra i 50 e gli 80 quintali ad ettaro, con una produzione per vite di 1-1,5 kg. Le più importanti operazioni in vigna sono svolte rigorosamente a mano. Le lavorazioni del terreno ridotte per limitare erosioni e salvare la biodiversità, la conduzione è in agricoltura biologica. I vitigni coltivati sono solo autoctoni, vero patrimonio di Calabria: Gaglioppo, Greco Bianco, Calabrese, Pecorello, Greco Nero ed altri ancora.





venerdì 23 dicembre 2022

Comunità Terre del Sud (Basilicata) - Elena Fucci e il suo Aglianico del Vulture

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

Lz redazione di Borghi d'Europa di Milano ha avviato all'interno del progetto 'Comunità Terre del Sud' alcune degustazioni di vini . Fra le aziende 'testate'  quella di Elena Fucci.

L'Aglianico del Vulture

Annoverato tra i migliori vini d’Italia e d’Europa (ha infatti ricevuto molti riconoscimenti in campo internazionale) l’Aglianico del Vulture d.o.c. è prodotto da vitigni introdotti ai tempi della Magna Grecia. Conosciuto e rinomato già ai tempi dell’antica Roma, era in origine denominato “Ellenico” e veniva utilizzato per migliorare il Falerno, vino tanto caro ai Romani e ai poeti dell’antichità. Con il tempo la fama del vino crebbe sino a divenire il vino preferito dai signori del Regno di Napoli. Alla fine del XV sec. il suo nome si trasformò da “Ellenico” in “Aglianico”.

Ha colore rosso rubino o granato vivace e con l’invecchiamento presenta riflessi che tendono all’arancione. Ha un odore vinoso gradevole, sapore asciutto e armonioso, giustamente tannico che tende al vellutato con l’invecchiamento. La sua gradazione non è mai inferiore ai 12° e viene denominato vecchio con almeno tre anni di invecchiamento, riserva se ha almeno cinque anni di invecchiamento. È un vino che bene si abbina ai piatti di carne, meglio se arrosti o selvaggina.

Eurovinum – Elena Fucci


"L’azienda agricola nasce nell’anno 2000 quando in famiglia si discuteva se vendere i bellissimi vigneti di proprietà che circondano l’abitazione dove sono cresciuta.

Le vigne, furono acquisite negli anni ’60 da mio nonno Generoso, acquistando la parte più alta dei poderi situati in Contrada Solagna del Titolo ai piedi del Monte Vulture. Negli anni mio nonno e il mio bisnonno si occuparono di curare le vigne limitandosi a vendere le uve e produrre per autoconsumo. "Sei ettari non si tengono per scherzo" fu la nostra prima impressione, eravamo ormai decisi a vendere poiché i miei genitori sono entrambi insegnanti e sia io che i miei fratelli vedevamo il nostro futuro lontano da Barile per continuare gli studi universitari. Acquirenti interessati che bussarono alla nostra porta non mancarono, ma proprio all’ultimo mi prese un colpo al cuore. Non potevo sopportare che qualcuno mi portasse via i vigneti da sotto lo sguardo (la nostra casa è al centro dei vigneti) e che un altro nome potesse far qualcosa di grande con i vigneti più vecchi del Vulture (la maggior parte hanno tra i 55 e i 60 anni, una parte addirittura circa 70 anni). Così decisi di cambiare i i programmi di tutta la mia vita e di quella della mia famiglia; decidemmo di investire sul territorio e sulla risorsa che aveva permesso a mio padre e ancor prima ai miei nonni e bisnonni di vivere e di crescere nel Vulture.


Potrebbe sembrare una di quelle storie scritte dai romanzieri, ma quando confidai ai miei genitori di questa idea e l’intenzione di studiare enologia all’università furono subito contentissimi e disponibilissimi. Particolarmente mio padre sembrava covare questo sogno già da tempo, lo trovai preparatissimo sulle facoltà di agraria e su tutto quello che serviva per avviare questa impresa.


La cantina prese vita con la vendemmia 2000, parallelamente ai miei studi universitari presso la facoltà di viticoltura ed enologia, inizialmente affiancati da un professionista esterno e dal 2004 seguita totalmente in prima persona. La scelta fin dall’inizio, senza nessun rimpianto, fu quella di puntare tutto su un'unica etichetta; il “TITOLO” immaginandolo fin da subito come un vino da serie A, (quelli che i francesi chiamano crù). Un unico vino per motivi oggettivi legati alle rese dei vigneti e la qualità data dalla maturità delle piante; un unico vino per rappresentare al meglio la specificità dell’Aglianico e la territorialità del Vulture, che offre a questo vitigno un espressione unica; un mix di microclima e di terroir che in Contrada Solagna del Titolo regala una delle migliori espressioni possibili.


Uno dei più grandi complimenti che è stato rivolto al TITOLO è la riconoscibilità tra gli altri vini; riconoscibilità che è proprio fondata sulla rappresentatività del territorio da cui nasce. Chi viene a visitare la cantina e l’azienda, viene a visitare vigneti del Sud Italia, in una zona interna e di montagna posti a 600 metri di altezza; visita un terreno di tipo vulcanico (passeggiando tra i filari è sempre ben visibile a poche centinaia di metri il Monte Vulture, l’antico vulcano spento che ha dato origine ai costoni lavici dove sorgono le mie vigne, la mia casa e l’abitato di Barile); un terreno fortemente minerale, dal colore scuro e pozzolanico, su cui si può chiaramente leggere la storia e la vita del vulcano; le fasi eruttive composte da colate laviche, di lapilli o di ceneri, intervallati da fasi di stasi composte da strati di argilla. Tutto questo si ritrova nel bicchiere quando si assapora i profumi e il gusto del vino.


UvaLa mia interpretazione del territorio viene definita dagli addetti del settore, “moderna ma non modernista”, moderna per aver saputo comprendere le reali necessità del vitigno in termini di maturazione e di affinamento, ma sempre senza stravolgere quello le caratteristiche del frutto che il vigneto regala in questo angolino d’ITALIA meraviglioso. Senza dimenticare la storia della mia famiglia, gli insegnamenti dei nonni che questo mestiere, questa arte ce l’hanno nel sangue; specialmente nonno Generoso che nonostante gli 86 anni segue personalmente e quotidianamente i vigneti. Ogni anno, ad ogni vendemmia è una lotta, non fai in tempo ha portato l’uva in cantina che nonno Roso sarebbe pronto per potare le piante, preoccupato di lasciare tutto in ordine nel caso dovesse trovarsi a “partire” anzitempo.


Siamo partiti coscienti di poter fare un ottimo lavoro, ma senza grandi pretese considerato il grande patrimonio vitivinicolo italiano, ma siamo comunque riusciti a ritagliarci la nostra visibilità; visibilità e soddisfazione che va al di là dei riconoscimenti ottenuti dalle guide nazionali e internazionali ma nella dimostrazione che passato e futuro viaggiando insieme possono fare di un’azienda piccola come la nostra una grande azienda conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, e attraverso l’immagine del nostro territorio far conoscere a tutti la nostra regione.


Il lavoro che svolgiamo in vigna, come dico sempre a mio nonno, non è viticoltura ma una e vera e propria opera di giardinaggio tant’è la cura che viene dedicata alle nostre viti. Rispetto della natura e dei suoi cicli; nessun impiego di prodotti chimici, anche per legare le viti viene utilizzata la ginestra che lasciamo essiccare durante l’estate. Il lavoro in vigna è fondamentale (vinifichiamo soltanto le nostre uve) e quando l’uva arriva in cantina per iniziare la vinificazione, ho quasi il terrore di poterla soltanto rovinare. Fortunatamente il risultato finale appaga tutti gli sforzi fatti in vigna e in cantina senza lasciare scontenti. "

Il vino degustato

Torre Titolo è una casa di campagna gialla alle porte di Barile, nel nord della Basilicata, immersa fra vigneti ed uliveti che custodisce gelosamente da quattro generazioni la storia della famiglia Fucci e, da pochi anni, la storia di uno dei vini più prestigiosi dell’enologia lucana: Titolo, dal nome dell’omonima contrada.

Nome del vino: TITOLO

Denominazione: Aglianico del Vulture DOC 

Vigneto: Sito in contrada Titolo nel comune di Barile, cuore della zona di produzione dell'Aglianico.

Origine del terreno: Vulcanico



Comunità Terre del Sud - I vini di Rivera degustati da Borghi d'Europa a GO Wine a Milano

 

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del  Castel del Monte Nero di Troia Riserva Puer Apuliae della Cantina Rivera.

«Rivera è una delle più importanti aziende vinicole italiane. Questa cantina eccelle con i suoi vini rossi che non sono solo splendidi in termini assoluti, ma hanno anche un rapporto qualità-prezzo eccezionale. Sotto la direzione della famiglia de Corato, Rivera produce vini che catturano tutta l’esuberanza della Puglia, pur mantenendo uno splendido senso della struttura.»

Antonio Galloni – The Wine Advocate – N° 205 – Febbraio 2013.



La famiglia de Corato ha salde radici nella terra di Puglia. Qui, in agro di Andria, alla fine degli anni ’40 Sebastiano de Corato fondò l'Azienda Vinicola Rivera nell’omonima tenuta di famiglia con il preciso intento di valorizzare e diffondere nel mondo l’enorme potenziale qualitativo della vitivinicoltura della zona circostante il Castel del Monte.

Il successo non si fece attendere e la Rivera divenne ben presto il principale punto di riferimento dell’enologia pugliese e l’autentico motore della sua rinascita, grazie anche alle innovazioni in vigna e in cantina apportate a partire dagli anni ’80. Con l’ingresso in azienda di Sebastiano e Marco, figli di Carlo e nipoti del fondatore, la Rivera prosegue con orgoglio e rinnovato impegno nella produzione di vini che esprimono tutto il carattere intenso ed elegante di questo territorio e dei suoi vitigni.

In applicazione della filosofia aziendale, in tutte le fasi del processo di produttivo - allevamento dei vigneti, raccolta delle uve, vinificazione, affinamento e imbottigliamento dei vini - si combinano le più moderne tecniche di viticoltura ed enologia con l’assoluto rispetto dei processi naturali, nell’ottica della sostenibilità ambientale ed economica e del miglioramento continuo della qualità.



CRESCITA DEL CONSORZIO DEL VERMOUTH DI TORINO: IN ANTEPRIMA LE GRANDI NOVITA’ PER IL 2023

 


 


Cresce l’interesse di pubblico e del mercato verso il Vermouth di Torino, una Indicazione Geografica europea di grande attualità e insieme un prodotto con tre secoli di storia piemontese.  
 
 
 
Torino, 23 dicembre 2022
 
 Cresce l’interesse di pubblico e del mercato verso il Vermouth di Torino, una Indicazione Geografica europea di grande attualità e insieme un prodotto con tre secoli di storia piemontese. Nel 2022, il Consorzio che tutela e valorizza la denominazione dalla sua nascita nel 2019, ha realizzato con grande dinamismo moltissime iniziative in Italia e nel mondo, ricevendo forti consensi e risultati di crescita nelle vendite. Ne è rimasto affascinato un pubblico di ogni età e appartenenza, che ha mostrato di amare questo vino aromatizzato d’eccellenza che è il fondamento del rituale italiano dell’aperitivo.

Il Vermouth di Torino è l’unico vino aromatizzato a potersi fregiare dell’Indicazione Geografica Protetta riconosciuta dall’Europa e i produttori individuano nel Consorzio uno strumento efficace di supporto e promozione. Lo dimostra il fatto che il numero delle aziende associate crescerà ancora nel nuovo anno e in gennaio saranno resi noti, oltre ai risultati annuali, anche i nomi dei soci che andranno ad arricchire la compagine consortile. Già ora il Consorzio, presieduto dall’imprenditore vinicolo piemontese Roberto Bava, è rappresentativo della grande maggioranza della produzione di questa denominazione.

Per il 2023 sono stati programmati eventi di promozione in Italia, Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Grecia. Saranno organizzati educational, degustazioni, masterclass, con diverse azioni di comunicazione sul mercato internazionale, anche attraverso canali on-line e social. Le prime tappe principali di questo "tour" mondiale saranno Toronto, Brooklyn, New Orleans, Londra, Berlino e Atene. Gli operatori di settore quali enoteche, ristoranti, cocktail bar, bartender, degustatori e giornalisti, media in genere, saranno coinvolti in Italia e all’estero attraverso incontri, press tour, seminari e presentazioni.

E’ programmata un’intensa presenza in saloni e fiere dedicati ai cocktail e al beverage, come il Vinitaly a Verona in aprile, la Milano Mixology in maggio, l'Athens Bar Show, in novembre e altre ancora in preparazione. A settembre il Consorzio del Vermouth di Torino sarà presente anche a “Cheese”, manifestazione organizzata da Slow Food, dove nei Laboratori del Gusto si vedrà come le diverse espressioni del Vermouth di Torino si sposino bene con i più importanti e interessanti formaggi di qualità.

Dopo la prima edizione nazionale del 2022, nell’estate 2023, a fine giugno, si celebrerà la “Settimana del Vermouth di Torino”, una sette giorni che inviterà locali e barman di tutta Italia e internazionali a scoprire le tante facce del Vermouth di Torino e a cimentarsi nell’ideazione di nuove ricette di cocktail che lo vedano protagonista.
In novembre poi sarà la volta a Torino di un convegno internazionale, con relatori di diversi Paesi, che focalizzerà l'attenzione sul ruolo di un marchio storico nella promozione moderna di un prodotto e di un territorio. Si metterà in evidenza il nome "Torino" come elemento distintivo del marchio e come valenza storica fondamentale per il "Vermouth di Torino".

Grande impegno sarà anche rivolto dal Consorzio alla campagna internazionale “Mediterranean Aperitivo”, momento didattico e conviviale che vede il Vermouth di Torino come evocatore di un territorio, una tradizione, un attraente stile di vita.
E' sempre più glamour, sempre più internazionale e contemporaneo: è sempre l'ora del Vermouth di Torino. 
 
Consorzio del Vermouth di Torino
Il Consorzio ha per scopo la tutela, la promozione, la valorizzazione della denominazione, tutelandone l’informazione al consumatore finale e fornendo assistenza tecnica e formazione professionale alle aziende e ai produttori. Tra i principali compiti, anche l’attività di vigilanza per garantire la corretta applicazione della Indicazione Geografica Protetta ai prodotti consorziati e la promozione del marchio collettivo "Vermouth di Torino". Quella del Consorzio è una realtà che si costituisce nel 2019 per volontà dei produttori di Vermouth di Torino che, consapevoli della necessità di una regolamentazione, hanno definito insieme un disciplinare di produzione approvato dal Decreto del 22 marzo 2017 con cui il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha regolamentato l’indicazione geografica Vermouth di Torino/Vermut di Torino. Attualmente il Consorzio, presieduto da Roberto Bava, comprende 28 aziende storiche che producono e distribuiscono in tutto il mondo: Antica Cantina di Calosso, Antica Distilleria Quaglia – Bèrto, Antica Torino, Arudi, Cav. Pietro Bordiga, Calissano – Gruppo Italiano Vini, Carlo Alberto, Carpano – Fratelli Branca Distillerie, Chazalettes, Cinzano – Davide Campari–Milano, Giulio Cocchi, Coop. Erbe Aromatiche Pancalieri, D.co Ulrich, Del Professore, Drapò – Turin Vermouth, Ducato, Franco Cavallero Spirits, Gancia & C., La Canellese, Luigi Vico, Mainardi, Martini & Rossi, Peliti’s, Sibona, Sperone, Starlino, Tosti1820, Vergnano.

Progetto L'Europa delle scienze e della cultura (patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Ionica) : parte il percorso 'Comunità Terre del Sud"

 


I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa iniziano nel 2023 un nuovo percorso, compreso nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura (patrocinato dalla IAI -Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica).

Fra le regioni italiane coinvolte Marche, Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata e Calabria, che verranno proposte nel viaggio 'Comunità delle Terre del Sud', che conoscerà mese per mese un richiamo-presentazione a Milano,Vetrina del gusto, grazie alla redazione nazionale di Borghi d'Europa.

" Continua dunque l'impegno nazionale ed internazionale della nostra rete – osserva Renzo Lupatin. Giornalista -, per far conoscere e valorizzare le migliori esperienze culturali ed imprenditoriali del nostro Paese. Contiamo di toccare oltre un centinaio di aziende che verranno intervistate, visitate e recensite, aprendo la visuale informativa anche alla storia dei territori di appartenenza. Un lavoro certosino ed entusiasta che caratterizza da anni il lavoro di Borghi d'Europa."




Eurovinum : I vini Di Majo Norante degustati da Borghi d'Europa a Go Wine a Milano

 I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del Molise Rosso Don Luigi della Cantina Di Majo Norante.



La storia

Di Majo Norante produce vini da uve proprie sin dal 1800, come testimoniano le cantine sotto la piazza e nel vecchio palazzo di famiglia a Campomarino. La dedizione alla coltura della vite è ereditata da Alessio di Majo Norante ed è pianificata oggi insieme alla passione per la ricerca e la sperimentazione. Di Majo Norante produce i propri vini esclusivamente dagli 123 ettari dell'antico feudo dei Marchesi Norante di Santa Cristina. La filosofia enologica dell'azienda Di Majo Norante rispetta l'approccio tradizionale alla coltivazione della vite ed alla produzione del vino, nel tentativo di conservare tutte le caratteristiche degli uvaggi mediterranei.



Nel Molise il vino ha una tradizione che risale ai Sanniti e ai Romani, i quali vi introdussero la coltivazione della vite. I metodi di produzione sono quelli tramandati da una generazione all'altra nell'Appennino meridionale, sempre legati ai valori del mondo contadino. La Masseria di Majo Norante è ubicata a nord del Gargano, in contrada Ramitelli, in agro di Campomarino, dove il terreno argilloso, in parte sabbioso e la brezza estiva concorrono a creare un habitat particolarmente favorevole. Alessio di Majo Norante, vignaiolo testardo e controcorrente, ha sacrificato produttività ed omologazione del gusto al perseguimento costante della qualità e della tipicità, nella convinzione che i vitigni meridionali siano più adatti alle condizioni pedoclimatiche del Contado del Molise.



NUOVI VINI DA ANTICHI VITIGNI

La predisposizione a selezionare i cloni dei vitigni autoctoni meridionali, attraverso lo studio della loro adattabilità al terreno è all'origine di tutti i vini Di Majo Norante. Uve d'antichi vitigni quali Aglianico, Montepulciano, Sangiovese e Tintilia per la produzione dei vini rossi, Falanghina e Greco per la produzione dei bianchi; Moscato reale per il passito dolce. La sperimentazione con questi vitigni e i buoni risultati raggiunti hanno spinto l'azienda vinicola a perseverare nella scelta coraggiosa che le consente di produrre grandi vini che rispondono perfettamente alla complessità del gusto contemporaneo.



Il vino degustato : Molise Rosso Don Luigi

È ottenuto dalla selezione in purezza delle migliori uve di Montepulciano. È vinificato tradizionalmente con lungo contatto del mosto con le vinacce e maturato in piccole botti di rovere.

100% MONTEPULCIANO



Di colore rosso granato intenso con riflessi violacei, è un vino ricco, intenso, di grande armonia con perfetta fusione fra i sapori di frutta matura che evocano il sottobosco, la prugna, sentori di legno tostato e vaniglia.

Il vino rosso Don Luigi DOC della cantina Di Majo Norante si presenta con un colore rosso granato intenso e profondo con riflessi violacei. È un vino ricco, intenso, di grande struttura.

WINE-FOOD PAIRING

Si abbina alla perfezione con le carni rosse, la cacciagione, piatti della grande cucina mediterranea, formaggi più o meno stagionati, formaggi muffati e carni alla griglia. La temperatura di servizio è di 18° C in bicchiere tipo “Bordeaux”, avendo cura di stappare la bottiglia almeno un'ora prima.



sabato 11 giugno 2022

Oltre la fiducia : la certificazione come garanzia di una effettiva politica di sostenibilità – Le scelte di Konsum srl







Continua l'impegno di selezione informativa di Konsum srl, per proporre il meglio della riflessione sui temi della sostenibilità



In ogni settore di mercato, Bureau Veritas (nata nel lontano 1828), offre un’ampia gamma di servizi e soluzioni su misura in ambito qualità, gestione dei rischi, salute e sicurezza, ambiente e responsabilità sociale.

L'approccio è modellato sulla base delle peculiarità del business in cui operano i clienti, avendo la possibilità di disporre di competenze specifiche per ogni mercato.



"Forti dell’esperienza sul campo, aiutiamo le aziende a efficientare la propria performance, grazie ad un team di risorse esperte per ogni tipo di settore che verifica la conformità di prodotti, risorse, sistemi e fornitori. Dall'edilizia all'agricoltura all'abbigliamento, dall’automotive alle materie prime, i nostri servizi creano valore tangibile, supportando le organizzazioni nelle principali attività e nel commercio a livello globale.



"Dato che la continua crescita d’interesse verso comportamenti sostenibili porta alle aziende coinvolte benefici - anche consistenti - tanto in termini economici come d’immagine è importante che si vada oltre il semplice patto di fiducia tra azienda e consumatore o stakeholder. In altre parole, l’autodichiarazione non è più sufficiente. L’azienda dovrà garantire ai suoi clienti che quello che offre - prodotto o servizio - sia realmente sostenibile, e cioè che soddisfi un certo numero di criteri misurabili e certificati. E per farlo deve affidarsi a enti terzi che ne attesteranno l’impegno e l’effettiva riuscita."

Solo così la sostenibilità diviene un elemento riconosciuto, valido e oggettivo. Utile da sfruttare anche a fini di comunicazione e marketing.

La ragione per la quale un’azienda decide di intraprendere un percorso di sostenibilità confrontandosi con una parte terza è duplice e risponde a criteri:

1. “interni e di comprensione”. L’obiettivo è scoprire - attraverso il confronto con gli esperti dell’organismo di certificazione - il proprio grado di sostenibilità e, in base al risultato mettere in opera i possibili rimedi per migliorare la situazione. Un caso frequente è la volontà di capire se e quanto i propri processi produttivi si possano dire “sostenibili”.

2. “esterni e di comunicazione”. L’obiettivo è comunicare all’esterno - in primis a clienti e stakeholder - la propria adesione a politiche di sostenibilità che siano sul versante ambientale, sociale o di governance. Ovviamente, con la garanzia di una certificazione che ne attesti la validità e la qualità delle performance.

Le parti terze che operano per certificare i soggetti interessati utilizzano standard nazionali e internazionali, come UNI o ISO.



Il processo che porta all’adozione di queste norme non mai è immediato; una volta elaborate dagli enti normatori e messe sul mercato, esse entrano nella consuetudine gradatamente, soprattutto sotto l’impulso proveniente dalle grandi aziende, in genere le prime a decidere di farsi certificare secondo questi standard o a richiederne l’adeguamento ai propri fornitori o subfornitori. Questi, spesso aziende di dimensioni medio-piccole, avviano il processo di certificazione, così da ottemperare a una diretta richiesta dei loro clienti (restando dunque nell’albo fornitori). Due esempi su tutti.

La ISO 39001 ha avuto una certa diffusione poiché è indicata quale requisito necessario per partecipare a gare d’appalto indette da Anas-Autostrade, mentre si sta registrando un netto incremento delle certificazioni ISO 28000 (focus sicurezza nella supply chain), da quando un colosso come IKEA ha deciso che tutti i suoi fornitori dovevano adeguarsi entro il 2020.

Capita inoltre, specialmente in un medesimo settore che più aziende si uniscano in associazione e si accordino per stabilire gli standard minimi richiesti per una determinata attività; una volta decisi, essi diventano criteri di selezione per i fornitori o requisiti per partecipare a bandi di gara. Ne sono esempio due iniziative quali il Responsible Jewellery Council (RJC) e l’Aluminium Stewardship Initiative (ASI). Anche in questo caso, sarà comunque opportuno l’intervento di un certificatore terzo che garantisca all’associazione il rispetto delle norme richieste.


venerdì 20 maggio 2022

 

Qualità Vo Cercando : Giovanni Coppiello, la Storia nelle storie


 






Quando si parla di Giovanni Coppiello si parla di una lunga storia fatta di passione e ragione.


Passione per il proprio lavoro. Passione per selezionare i tagli migliori di carne equina 

scegliendo personalmente quelli di prima scelta di puledro o di cavallo adulto. È la ricerca 

costante della qualità e della genuinità che rende così buoni i suoi prodotti da farne innamorare 

coloro che li assaggiano.”


Giovanni Coppiello nasce nel 1939 e dopo disparate attività lavo-rative praticate in gio-vane età, 

avvia una piccola macelleria equina.

Tra il 1993 e il 1996 avvengono due grandi trasformazioni: da pic-cola macelleria si trasforma in 

azienda specializzata nella produzione di carni equine.

Coppiello diventa un'importante azienda industriale con moderni e innovativi impianti di 

asciugamento.


L’ultimo e il più importante ampliamento è un investimento in 3.600 metri quadri di locali adibiti alle 

lavorazioni e al confezionamento dei prodotti, conseguendo la certificazione per lo standard IFS 

(International Food Standard).

Nel 2020 Coppiello diventa macelleria gourmet e viene registrato il marchio PADUELLO: l'impasto 

macinato, sano e genuino, come lo facevano le nonne. Rappresenta l’ingrediente principale di molti 

 prodotti che trovate nella macelleria Coppiello.


Ma se questo è il percorso storico, ancor di più si può raccontare del percorso comunicativo e 

qualitativo.



Luigi Veronelli incontra Giovanni Coppiello


Nel 1989 il giornalista padovano Renzo Lupatin organizza l'intervento dell'enogastronomo, scrittore e 

giornalista Luigi Veronelli a Padova.

Le giornate di informazione vengono denominate “Padova in cucina” e vengono realizzate in 

collaborazione e sotto il patrocinio del Comune di Padova.

Due i momenti da ricordare: l'incontro a convivio a Busa di Vigonza, al Ristorante Il Tunnel, con un 

menù interamente interpretato con le carni di Giovanni Coppiello e l'appuntamento al Ristorante 

Antico Brolo e la nascita della Associazione L'Altra-tavola.

In quella occasione Coppiello realizza con il supporto del giornalista enogastronomo Bruno Sanga 

(coordinatore editoriale di tutte le iniziative di Luigi Veronelli), un prezioso ricettario sulle carni 

equine.


La rivista l'Etichetta, diretta da Luigi Veronelli, dedica all'evento un importante inserto, “Padova in 

Cucina”.



La campagna di informazione de L'Altratavola

Nel 2012 l'Associazione L'Altratavola, nel quadro del progetto europeo “Fuori dal Coro!”, promuove 

una campagna di informazione sulla carne equina, in collaborazione con l'azienda di Giovanni 

Coppiello di Vigonza.

Cuochi, ristoratori e macellai creeranno un vero e proprio ricettario inedito, che viene pubblicato e 

diffuso tramite riviste nazionali del settore enogastronomico. La trasmissione televisiva l'Italia del 

gusto ha dedicato due puntate alle video ricette.




Coppiello a sostegno delle iniziative europee per il proprio territorio

Nel dicembre del 2016 il Comune di Forlì e la presidenza dell’associazione della Rotta Culturale 

Europea Atrium erano stati tra gli invitati dalla Rete dei Borghi Europei del Gusto alle giornate 

 d’informazione di Borghi d’Europa. Oltre a Forlì, tra le istituzioni romagnole invitate, vi fu anche il 

Comune di Predappio. Tra le proposte emerse nella Rete dei Borghi Europei del Gusto, vi è stata 

quella del Veneto, che ha suggerito quale nuovo socio di Atrium (Itinerario culturale ATRIUM - 

 Architettura dei regimi totalitari del XX secolo in Europa), il Comune di Vigonza, con il borgo rurale 

progettato dall’architetto Quirino De Giorgio, uno dei massimi esponenti del movimento futurista.


In questa occasione i momenti di convivialità hanno valorizzato le eccellenze di casa Coppiello, che ha 

ha partecipato anche e soprattutto a sostegno della candidatura internazionale del territorio in cui vive e 

lavora.



Coppiello e la sostenibilità: il progetto L'Europa delle Scienze e della Cultura – Un grande 

riconoscimento

Trieste era stata scelta per l’organizzazione di ESOF 2020, la più rilevante manifestazione europea 

focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica.

La manifestazione si era svolta a Trieste dal 2 al 6 settembre. La candidatura era stata proposta dalla 

Fondazione Internazionale Trieste per il Progresso e la Libertà delle Scienze.

ESOF (EuroScience Open Forum) è un marchio di EuroScience, Your Voice on Research in Europe, 

Associazione non-profit tra ricercatori. L’ESOF si tiene ogni 2 anni: Trieste segue Stoccolma (2004), 

Monaco di Baviera (2006), Barcellona (2008), Torino (2010), Dublino (2012), Copenaghen (2014), 

Manchester (2016) e Tolosa (2018).

La rete internazionale Borghi d'Europa, nel quadro del progetto “L'Europa delle Scienze e della 

Cultura”, patrocinato da ESOF2020 e dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo 

per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica), aveva proposto un percorso 

informativo sui temi della sostenibilità nella filiera agroalimentare.

I Paesi inclusi nel progetto erano: Italia, Croazia, Slovenia, Austria, Svizzera, Montenegro, Albania, 

Bosnia Erzegovina, Grecia, Serbia e San Marino.

Le Regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, 

Marche, Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Con Ufficio Stampa: a Milano


In particolare Borghi d'Europa aveva sviluppato i temi della sostenibilità nella filiera agroalimen-tare. 

Per il settore delle carni equine l'unica azienda partner d'informazione è stata l'azienda Coppiello, con 

un intervento nella sede del Porto Vecchio di Trieste, all'incontro con la stampa internazionale.

Una occasione che ha vieppiù confermato la sua vocazione ai progetti culturali e l'impegno per una 

informazione onesta e veritiera nei confronti dei consumatori.



Renzo Lupatin

martedì 15 marzo 2022

La Via dei Norcini - SAN Daniele: profumo e sapore

 




Il prosciutto crudo è forse il salume italiano più caratteristico ed è presente in quasi tutte le Regioni italiane, sia pure con prodotti molto diversi fra loro: alcuni più o meno salati, altri affumicati ecc.

La proprietà che senz’altro contraddistingue il Prosciutto di San Daniele è il gusto molto dolce ed il profumo soave, caratteristiche ben più importanti della presenza (per altro unica) dello zampino e la forma leggermente appiattita del prosciutto.

Ma come nascono queste preziose qualità? Certamente una delle condizioni più importanti è il microclima particolare di questa zona del Friuli-Venezia Giulia, formata da colline moreniche, con il fiume Tagliamento che lambisce la città di San Daniele e circondato a Nord dai rilievi alpini, cosicché le arie fresche ed asciutte provenienti dalle Alpi si incontrano con le brezze tiepide dell’Adriatico, ma decisive sono anche le tecniche di lavorazione, nate da un’esperienza millenaria, che risale ai Celti e proseguita anche al tempo dei Romani, come dimostra il cippo funerario di un Norcino, che riporta l’immagine inconfondibile del Prosciutto locale, col suo zampino ben evidente, che doveva essere anche motivo di orgoglio professionale per il defunto, assieme agli strumenti di lavoro del defunto.



Il Prosciutto di San Daniele viene prodotto unicamente con suini di di razza Large White, Duroc e Landrace, nati, allevati e macellati in Italia. I suini seguono una dieta positiva ricca di cereali nobili e siero di latte, provenienti da produzioni italiane.

Il processo di lavorazione segue il Disciplinare di Produzione, il quale prevede come prima fase il controllo di conformità della coscia a cui segue la rifilatura, per la rimozione delle parti superflue. Le cosce vengono poi divise per peso, in quanto nella successiva operazione di salagione debbono restare sotto sale per un periodo differente secondo il peso: come da tradizione un giorno sotto sale per chilo.

Dopo il tempo di salagione previsto, ciascuna coscia viene ripulita dal sale ed accuratamente massaggiata e sottoposta a pressatura (operazione che conferisce al salume la classica forma ”a chitarra”) per favorire la fuoriuscita dell’umidità e l’assorbimento del sale.

Dopo un periodo di riposo di circa 4 mesi la coscia viene lavata e spazzolata. Si procede poi alla “sugnatura” sigillando le cosce con un impasto di grasso di suino e farina, avviando così il periodo di stagionatura che dura almeno fino al 13esimo mese dall’inizio della lavorazione, ed avviene con metodi naturali in grandi saloni. E’ qui che il microclima speciale del territorio produce il miracolo: un salume dal sapore dolce e dal profumo unico! Al termine della stagionatura, superati tutti i controlli previsti dal disciplinare di produzione, ad ogni coscia conforme viene applicato il marchio a fuoco del Consorzio.


Gianluigi Pagano

lunedì 3 gennaio 2022

I temi della sostenibilità : il sistema di cottura Cuppone 1963


 



Cuppone1963 aveva partecipato a Trieste ad ESOF2020,Trieste Città Europea della scienza, proponendo una riflessione tecnico-scientifica sui sistemi di cottura del pane e della pizza.

“ Una partecipazione senza dubbio prestigiosa – osserva Renzo Lupatin, presidente della rete Borghi d'Europa-, una conferma dell'impegno dell'azienda

nel settore della ricerca e della innovazione.”


Per uno chef il forno è come per un violinista il suo violino: lo strumento che gli permette di esprimere al meglio la propria creatività. Perciò per tutti ad un certo momento si impone la scelta delle caratteristiche che questo strumento deve avere.

Prendendo in considerazione la tipologia di forni elettrici ed a Gas verifichiamo con uno specialista il tecnico dell’Azienda Cuppone, uno dei leader di mercato da più di trent’anni.

Non esiste il forno migliore in assoluto, ma solo lo strumento più adatto alle specifiche esigenze dello chef. In linea di massima il tipo a gas è più adatto a chi cerca una maggiore economia d’uso e non ha particolari esigenze di cotture “su misura”, ma vuole cotture abbastanza uniformi.

Per quanto ci riguarda abbiamo forni di diverse dimensioni, anche a monocamera sovrapponibile. In questo caso la variabile è data più che altro dalle dimensioni desiderate, oltre che dalla possibilità di dotazione di camino antivento.

Più vario invece il panorama dei forni elettrici, in quanto qui sono disponibili diverse variabili.

In questo caso partiamo da forni di più piccole dimensioni e più semplici, come quelli della serie Giotto, che tuttavia hanno un controllo elettromeccanico che consente di regolare in maniera indipendente la temperatura della camera e della platea, quindi sono usati sia in piccoli esercizi, sia come forno d’appoggio, ad esempio per pizzerie con forno a legna, per cucinare le altre pietanze.

Per chi invece ha maggiori esigenze disponiamo di forni più evoluti, come quelli della serie Tiepolo, monocamera o bicamera con capacità da 4 a 18 pizze. Questi rappresentano un ottimo compromesso tra performance elevate e costi contenuti ed hanno un sistema di controllo elettromeccanico con possibilità di impostare la temperatura della camera e la potenza dei due gruppi di resistenze (cielo/platea) in maniera differenziata.

Se poi si vuole giungere ad un livello di maggiore raffinatezza abbiamo la Serie Donatello, con sistema di controllo digitale che offre, oltre alla possibilità di impostare la temperatura della camera e la potenza dei due gruppi di resistenze (cielo e platea) in maniera differenziata da 0% a 100%, anche la programmazione cotture, l’ avvisatore acustico di fine cottura, l’accensione del forno programmabile o addirittura nella Serie Michelangelo il sistema di controllo Touch Screen e le funzioni PIROLISI, ECONOMY e RECUPERO VELOCE integrate, programmazione cotture, avvisatore acustico di fine cottura, timer settimanale, agenda.

Gli stessi requisiti si hanno anche nella Serie Caravaggio, forni di tipo angolare.

Ma il massimo della versatilità si ha nella serie Leonardo, con moduli monocamera sovrapponibili a controllo digitale, che permettono una grande flessibilità d’utilizzo ed ottimizzazione delle performance. Sono i plus del forno elettrico sovrapponibile digitale LEONARDO dotato di un sistema di controllo touch screen che consente di impostare la temperatura della camera e la potenza dei due gruppi di resistenze (cielo e platea) da 0% a 100% e di programmare le cotture e le accensioni settimanali. Sono inoltre Ideali per la cottura di pizze e focacce, abbinandolo ad un modulo con camera alta dotato di vaporiera consente anche la preparazione di prodotti di panificazione e pasticceria. Una versatilità preziosa per diversificare la produzione e ampliare la clientela. “


domenica 2 gennaio 2022

I temi della sostenibilità : Cuppone 1963 verso ESOF2022 a Leiden (Olanda)

 

I temii della sostenibilità nella filiera agroalimentare aveva portato Borghi d'Europa ad 'aprire' il progetto Eurosostenibilità, grazie al Patrocinio di ESOF2020,Trieste Città Europea della Scienza.

La rete aveva inserito l'azienda Cuppone 1963 nei Percorsi Internazionali, segnatamente nell'itinerario dedicato ai Mulini del gusto e alla Via del Pane e della Pizza.


Nel settore dei sistemi di cottura per il pane e la pizza, Cuppone 1963 rappresenta sicuramente

una delle espressioni più avanzate del tessuto produttivo italiano.


La partecipazione al seminario ufficiale di Trieste sui temi della sostenibilità,ha rappresentato

l'avvio di un percorso che si rinnoverà anche nel 2022.


ESOF2022 si terrà in luglio a Leiden (Olanda) e sarà l'occasione per fare il punto fermo delle

iniziative di informazione di Borghi d'Europa nel settore della filiera agroalimentare.


Oggi la parola “sostenibilità” è diventata di moda e tutti la usano come un mantra, spesso senza chiedersi che cosa esattamente significhi.

Allora iniziamo col darne una definizione, almeno approssimativa: “Sostenibilità, o meglio sviluppo sostenibile è quello che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”(Rapporto Brundtland - Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo del 1987)


“ La nostra scelta è stata dunque, quella di scoprire come si potesse perseguire la sostenibilità nei diversi settori della cultura, del sapere e soprattutto delle produzioni.”


Così è nata la collaborazione informativa con Cuppone 1963.

Un percorso denso di significati, in cui l'impegno dell'azienda sul versante della ricerca e della innovazione è il 'plus' neanche tanto segreto del suo successo.