sabato 24 dicembre 2022

Comunità Terre del Sud (Puglia) - I vini di Alberto Longo degustati da Borghi d'Europa a Go Wine a Milano

 I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del  Puglia IGP Rosso Le Cruste (nero di Troia) di Alberto Longo.

L'azienda


L’azienda nasce nel 2000, ma l’amore di Alberto Longo per la sua terra e la passione per il vino hanno origini ben più antiche. Fin dagli anni Sessanta, i Longo hanno coltivato vigneti e oliveti nell’agro di San Severo e Pietramontecorvino, sulle colline della Daunia settentrionale.

Il sogno di Alberto, che fin da bambino prendeva parte con entusiasmo alle attività della sua famiglia, è sempre stato quello di proseguire questa lunga tradizione vitivinicola, cercando di accrescere le potenzialità produttive attraverso l’impiego della tecnologia.

La cantina, che ha sede a Lucera, è situata all’interno di un’azienda agricola dell’Ottocento, sapientemente ristrutturata e restaurata con il duplice obiettivo di produrre vini di qualità superiore e offrire un’accoglienza qualificata e professionale. Al suo interno, impianti di avanzata tecnologia consentono di controllare e gestire ogni fase della produzione, della vinificazione e dell’imbottigliamento.


Il vino degustato : Le Cruste

Denso e balsamico, da affinamento in botti di rovere. Le uve, raccolte da vitigni di Nero di Troia 100%, fermentano in acciaio a temperatura controllata, favorendo il contatto prolungato fra mosto e bucce. L’affinamento avviene in botti di rovere francese barriques-tonneaux. Il caratteristico profumo, intenso e persistente, con sentori di mora di rovo e prugna matura, e il sapore denso e balsamico, ricco di tannini dolci e segosi, rendono Le Cruste il vino perfetto per accompagnare formaggi stagionati, cacciagione e carni in genere.



Comunità del Sud (Calabria) - I vini di Vincenzo Ippolito di Cirò Marina degustati da Borghi d'Europa a Go Wine a Milano

 

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Ripe del Falco della Cantina Ippolito (Cirò Marina).

"Con oltre 170 anni di storia, la cantina Ippolito rappresenta la più antica realtà vinicola oggi esistente in Calabria. Ubicata nel centro storico di Cirò Marina, cuore della viticoltura calabrese, l’azienda include una tenuta agricola di oltre 100 ettari, distribuiti tra dolci colline e soleggiate pianure a ridosso del mar Ionio, situati nella zona classica del Cirò.Da sempre la mission aziendale è il recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni quali il Gaglioppo, il Greco Bianco, il Calabrese, il Pecorello ed in ultimo il Greco Nero. Attraverso la costante ricerca, l’impiego di tecniche innovative, il diretto controllo di tutti i processi produttivi, ricerchiamo nei nostri vini l’eleganza, l’esclusività e l’identità con il nostro territorio. "

La superficie vitata dell’azienda è formata da tre tenute situate nel cuore della DOC Cirò: Mancuso, Feudo e Difesa Piana, per un’estensione complessiva di circa 100 ettari. Il sistema di allevamento adottato è prevalentemente il cordone speronato orizzontale, una piccola parte ad alberello alto.

Le rese variano tra i 50 e gli 80 quintali ad ettaro, con una produzione per vite di 1-1,5 kg. Le più importanti operazioni in vigna sono svolte rigorosamente a mano. Le lavorazioni del terreno ridotte per limitare erosioni e salvare la biodiversità, la conduzione è in agricoltura biologica. I vitigni coltivati sono solo autoctoni, vero patrimonio di Calabria: Gaglioppo, Greco Bianco, Calabrese, Pecorello, Greco Nero ed altri ancora.





venerdì 23 dicembre 2022

Comunità Terre del Sud (Basilicata) - Elena Fucci e il suo Aglianico del Vulture

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

Lz redazione di Borghi d'Europa di Milano ha avviato all'interno del progetto 'Comunità Terre del Sud' alcune degustazioni di vini . Fra le aziende 'testate'  quella di Elena Fucci.

L'Aglianico del Vulture

Annoverato tra i migliori vini d’Italia e d’Europa (ha infatti ricevuto molti riconoscimenti in campo internazionale) l’Aglianico del Vulture d.o.c. è prodotto da vitigni introdotti ai tempi della Magna Grecia. Conosciuto e rinomato già ai tempi dell’antica Roma, era in origine denominato “Ellenico” e veniva utilizzato per migliorare il Falerno, vino tanto caro ai Romani e ai poeti dell’antichità. Con il tempo la fama del vino crebbe sino a divenire il vino preferito dai signori del Regno di Napoli. Alla fine del XV sec. il suo nome si trasformò da “Ellenico” in “Aglianico”.

Ha colore rosso rubino o granato vivace e con l’invecchiamento presenta riflessi che tendono all’arancione. Ha un odore vinoso gradevole, sapore asciutto e armonioso, giustamente tannico che tende al vellutato con l’invecchiamento. La sua gradazione non è mai inferiore ai 12° e viene denominato vecchio con almeno tre anni di invecchiamento, riserva se ha almeno cinque anni di invecchiamento. È un vino che bene si abbina ai piatti di carne, meglio se arrosti o selvaggina.

Eurovinum – Elena Fucci


"L’azienda agricola nasce nell’anno 2000 quando in famiglia si discuteva se vendere i bellissimi vigneti di proprietà che circondano l’abitazione dove sono cresciuta.

Le vigne, furono acquisite negli anni ’60 da mio nonno Generoso, acquistando la parte più alta dei poderi situati in Contrada Solagna del Titolo ai piedi del Monte Vulture. Negli anni mio nonno e il mio bisnonno si occuparono di curare le vigne limitandosi a vendere le uve e produrre per autoconsumo. "Sei ettari non si tengono per scherzo" fu la nostra prima impressione, eravamo ormai decisi a vendere poiché i miei genitori sono entrambi insegnanti e sia io che i miei fratelli vedevamo il nostro futuro lontano da Barile per continuare gli studi universitari. Acquirenti interessati che bussarono alla nostra porta non mancarono, ma proprio all’ultimo mi prese un colpo al cuore. Non potevo sopportare che qualcuno mi portasse via i vigneti da sotto lo sguardo (la nostra casa è al centro dei vigneti) e che un altro nome potesse far qualcosa di grande con i vigneti più vecchi del Vulture (la maggior parte hanno tra i 55 e i 60 anni, una parte addirittura circa 70 anni). Così decisi di cambiare i i programmi di tutta la mia vita e di quella della mia famiglia; decidemmo di investire sul territorio e sulla risorsa che aveva permesso a mio padre e ancor prima ai miei nonni e bisnonni di vivere e di crescere nel Vulture.


Potrebbe sembrare una di quelle storie scritte dai romanzieri, ma quando confidai ai miei genitori di questa idea e l’intenzione di studiare enologia all’università furono subito contentissimi e disponibilissimi. Particolarmente mio padre sembrava covare questo sogno già da tempo, lo trovai preparatissimo sulle facoltà di agraria e su tutto quello che serviva per avviare questa impresa.


La cantina prese vita con la vendemmia 2000, parallelamente ai miei studi universitari presso la facoltà di viticoltura ed enologia, inizialmente affiancati da un professionista esterno e dal 2004 seguita totalmente in prima persona. La scelta fin dall’inizio, senza nessun rimpianto, fu quella di puntare tutto su un'unica etichetta; il “TITOLO” immaginandolo fin da subito come un vino da serie A, (quelli che i francesi chiamano crù). Un unico vino per motivi oggettivi legati alle rese dei vigneti e la qualità data dalla maturità delle piante; un unico vino per rappresentare al meglio la specificità dell’Aglianico e la territorialità del Vulture, che offre a questo vitigno un espressione unica; un mix di microclima e di terroir che in Contrada Solagna del Titolo regala una delle migliori espressioni possibili.


Uno dei più grandi complimenti che è stato rivolto al TITOLO è la riconoscibilità tra gli altri vini; riconoscibilità che è proprio fondata sulla rappresentatività del territorio da cui nasce. Chi viene a visitare la cantina e l’azienda, viene a visitare vigneti del Sud Italia, in una zona interna e di montagna posti a 600 metri di altezza; visita un terreno di tipo vulcanico (passeggiando tra i filari è sempre ben visibile a poche centinaia di metri il Monte Vulture, l’antico vulcano spento che ha dato origine ai costoni lavici dove sorgono le mie vigne, la mia casa e l’abitato di Barile); un terreno fortemente minerale, dal colore scuro e pozzolanico, su cui si può chiaramente leggere la storia e la vita del vulcano; le fasi eruttive composte da colate laviche, di lapilli o di ceneri, intervallati da fasi di stasi composte da strati di argilla. Tutto questo si ritrova nel bicchiere quando si assapora i profumi e il gusto del vino.


UvaLa mia interpretazione del territorio viene definita dagli addetti del settore, “moderna ma non modernista”, moderna per aver saputo comprendere le reali necessità del vitigno in termini di maturazione e di affinamento, ma sempre senza stravolgere quello le caratteristiche del frutto che il vigneto regala in questo angolino d’ITALIA meraviglioso. Senza dimenticare la storia della mia famiglia, gli insegnamenti dei nonni che questo mestiere, questa arte ce l’hanno nel sangue; specialmente nonno Generoso che nonostante gli 86 anni segue personalmente e quotidianamente i vigneti. Ogni anno, ad ogni vendemmia è una lotta, non fai in tempo ha portato l’uva in cantina che nonno Roso sarebbe pronto per potare le piante, preoccupato di lasciare tutto in ordine nel caso dovesse trovarsi a “partire” anzitempo.


Siamo partiti coscienti di poter fare un ottimo lavoro, ma senza grandi pretese considerato il grande patrimonio vitivinicolo italiano, ma siamo comunque riusciti a ritagliarci la nostra visibilità; visibilità e soddisfazione che va al di là dei riconoscimenti ottenuti dalle guide nazionali e internazionali ma nella dimostrazione che passato e futuro viaggiando insieme possono fare di un’azienda piccola come la nostra una grande azienda conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, e attraverso l’immagine del nostro territorio far conoscere a tutti la nostra regione.


Il lavoro che svolgiamo in vigna, come dico sempre a mio nonno, non è viticoltura ma una e vera e propria opera di giardinaggio tant’è la cura che viene dedicata alle nostre viti. Rispetto della natura e dei suoi cicli; nessun impiego di prodotti chimici, anche per legare le viti viene utilizzata la ginestra che lasciamo essiccare durante l’estate. Il lavoro in vigna è fondamentale (vinifichiamo soltanto le nostre uve) e quando l’uva arriva in cantina per iniziare la vinificazione, ho quasi il terrore di poterla soltanto rovinare. Fortunatamente il risultato finale appaga tutti gli sforzi fatti in vigna e in cantina senza lasciare scontenti. "

Il vino degustato

Torre Titolo è una casa di campagna gialla alle porte di Barile, nel nord della Basilicata, immersa fra vigneti ed uliveti che custodisce gelosamente da quattro generazioni la storia della famiglia Fucci e, da pochi anni, la storia di uno dei vini più prestigiosi dell’enologia lucana: Titolo, dal nome dell’omonima contrada.

Nome del vino: TITOLO

Denominazione: Aglianico del Vulture DOC 

Vigneto: Sito in contrada Titolo nel comune di Barile, cuore della zona di produzione dell'Aglianico.

Origine del terreno: Vulcanico



Comunità Terre del Sud - I vini di Rivera degustati da Borghi d'Europa a GO Wine a Milano

 

I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del  Castel del Monte Nero di Troia Riserva Puer Apuliae della Cantina Rivera.

«Rivera è una delle più importanti aziende vinicole italiane. Questa cantina eccelle con i suoi vini rossi che non sono solo splendidi in termini assoluti, ma hanno anche un rapporto qualità-prezzo eccezionale. Sotto la direzione della famiglia de Corato, Rivera produce vini che catturano tutta l’esuberanza della Puglia, pur mantenendo uno splendido senso della struttura.»

Antonio Galloni – The Wine Advocate – N° 205 – Febbraio 2013.



La famiglia de Corato ha salde radici nella terra di Puglia. Qui, in agro di Andria, alla fine degli anni ’40 Sebastiano de Corato fondò l'Azienda Vinicola Rivera nell’omonima tenuta di famiglia con il preciso intento di valorizzare e diffondere nel mondo l’enorme potenziale qualitativo della vitivinicoltura della zona circostante il Castel del Monte.

Il successo non si fece attendere e la Rivera divenne ben presto il principale punto di riferimento dell’enologia pugliese e l’autentico motore della sua rinascita, grazie anche alle innovazioni in vigna e in cantina apportate a partire dagli anni ’80. Con l’ingresso in azienda di Sebastiano e Marco, figli di Carlo e nipoti del fondatore, la Rivera prosegue con orgoglio e rinnovato impegno nella produzione di vini che esprimono tutto il carattere intenso ed elegante di questo territorio e dei suoi vitigni.

In applicazione della filosofia aziendale, in tutte le fasi del processo di produttivo - allevamento dei vigneti, raccolta delle uve, vinificazione, affinamento e imbottigliamento dei vini - si combinano le più moderne tecniche di viticoltura ed enologia con l’assoluto rispetto dei processi naturali, nell’ottica della sostenibilità ambientale ed economica e del miglioramento continuo della qualità.



CRESCITA DEL CONSORZIO DEL VERMOUTH DI TORINO: IN ANTEPRIMA LE GRANDI NOVITA’ PER IL 2023

 


 


Cresce l’interesse di pubblico e del mercato verso il Vermouth di Torino, una Indicazione Geografica europea di grande attualità e insieme un prodotto con tre secoli di storia piemontese.  
 
 
 
Torino, 23 dicembre 2022
 
 Cresce l’interesse di pubblico e del mercato verso il Vermouth di Torino, una Indicazione Geografica europea di grande attualità e insieme un prodotto con tre secoli di storia piemontese. Nel 2022, il Consorzio che tutela e valorizza la denominazione dalla sua nascita nel 2019, ha realizzato con grande dinamismo moltissime iniziative in Italia e nel mondo, ricevendo forti consensi e risultati di crescita nelle vendite. Ne è rimasto affascinato un pubblico di ogni età e appartenenza, che ha mostrato di amare questo vino aromatizzato d’eccellenza che è il fondamento del rituale italiano dell’aperitivo.

Il Vermouth di Torino è l’unico vino aromatizzato a potersi fregiare dell’Indicazione Geografica Protetta riconosciuta dall’Europa e i produttori individuano nel Consorzio uno strumento efficace di supporto e promozione. Lo dimostra il fatto che il numero delle aziende associate crescerà ancora nel nuovo anno e in gennaio saranno resi noti, oltre ai risultati annuali, anche i nomi dei soci che andranno ad arricchire la compagine consortile. Già ora il Consorzio, presieduto dall’imprenditore vinicolo piemontese Roberto Bava, è rappresentativo della grande maggioranza della produzione di questa denominazione.

Per il 2023 sono stati programmati eventi di promozione in Italia, Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Grecia. Saranno organizzati educational, degustazioni, masterclass, con diverse azioni di comunicazione sul mercato internazionale, anche attraverso canali on-line e social. Le prime tappe principali di questo "tour" mondiale saranno Toronto, Brooklyn, New Orleans, Londra, Berlino e Atene. Gli operatori di settore quali enoteche, ristoranti, cocktail bar, bartender, degustatori e giornalisti, media in genere, saranno coinvolti in Italia e all’estero attraverso incontri, press tour, seminari e presentazioni.

E’ programmata un’intensa presenza in saloni e fiere dedicati ai cocktail e al beverage, come il Vinitaly a Verona in aprile, la Milano Mixology in maggio, l'Athens Bar Show, in novembre e altre ancora in preparazione. A settembre il Consorzio del Vermouth di Torino sarà presente anche a “Cheese”, manifestazione organizzata da Slow Food, dove nei Laboratori del Gusto si vedrà come le diverse espressioni del Vermouth di Torino si sposino bene con i più importanti e interessanti formaggi di qualità.

Dopo la prima edizione nazionale del 2022, nell’estate 2023, a fine giugno, si celebrerà la “Settimana del Vermouth di Torino”, una sette giorni che inviterà locali e barman di tutta Italia e internazionali a scoprire le tante facce del Vermouth di Torino e a cimentarsi nell’ideazione di nuove ricette di cocktail che lo vedano protagonista.
In novembre poi sarà la volta a Torino di un convegno internazionale, con relatori di diversi Paesi, che focalizzerà l'attenzione sul ruolo di un marchio storico nella promozione moderna di un prodotto e di un territorio. Si metterà in evidenza il nome "Torino" come elemento distintivo del marchio e come valenza storica fondamentale per il "Vermouth di Torino".

Grande impegno sarà anche rivolto dal Consorzio alla campagna internazionale “Mediterranean Aperitivo”, momento didattico e conviviale che vede il Vermouth di Torino come evocatore di un territorio, una tradizione, un attraente stile di vita.
E' sempre più glamour, sempre più internazionale e contemporaneo: è sempre l'ora del Vermouth di Torino. 
 
Consorzio del Vermouth di Torino
Il Consorzio ha per scopo la tutela, la promozione, la valorizzazione della denominazione, tutelandone l’informazione al consumatore finale e fornendo assistenza tecnica e formazione professionale alle aziende e ai produttori. Tra i principali compiti, anche l’attività di vigilanza per garantire la corretta applicazione della Indicazione Geografica Protetta ai prodotti consorziati e la promozione del marchio collettivo "Vermouth di Torino". Quella del Consorzio è una realtà che si costituisce nel 2019 per volontà dei produttori di Vermouth di Torino che, consapevoli della necessità di una regolamentazione, hanno definito insieme un disciplinare di produzione approvato dal Decreto del 22 marzo 2017 con cui il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha regolamentato l’indicazione geografica Vermouth di Torino/Vermut di Torino. Attualmente il Consorzio, presieduto da Roberto Bava, comprende 28 aziende storiche che producono e distribuiscono in tutto il mondo: Antica Cantina di Calosso, Antica Distilleria Quaglia – Bèrto, Antica Torino, Arudi, Cav. Pietro Bordiga, Calissano – Gruppo Italiano Vini, Carlo Alberto, Carpano – Fratelli Branca Distillerie, Chazalettes, Cinzano – Davide Campari–Milano, Giulio Cocchi, Coop. Erbe Aromatiche Pancalieri, D.co Ulrich, Del Professore, Drapò – Turin Vermouth, Ducato, Franco Cavallero Spirits, Gancia & C., La Canellese, Luigi Vico, Mainardi, Martini & Rossi, Peliti’s, Sibona, Sperone, Starlino, Tosti1820, Vergnano.

Progetto L'Europa delle scienze e della cultura (patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Ionica) : parte il percorso 'Comunità Terre del Sud"

 


I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa iniziano nel 2023 un nuovo percorso, compreso nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura (patrocinato dalla IAI -Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica).

Fra le regioni italiane coinvolte Marche, Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata e Calabria, che verranno proposte nel viaggio 'Comunità delle Terre del Sud', che conoscerà mese per mese un richiamo-presentazione a Milano,Vetrina del gusto, grazie alla redazione nazionale di Borghi d'Europa.

" Continua dunque l'impegno nazionale ed internazionale della nostra rete – osserva Renzo Lupatin. Giornalista -, per far conoscere e valorizzare le migliori esperienze culturali ed imprenditoriali del nostro Paese. Contiamo di toccare oltre un centinaio di aziende che verranno intervistate, visitate e recensite, aprendo la visuale informativa anche alla storia dei territori di appartenenza. Un lavoro certosino ed entusiasta che caratterizza da anni il lavoro di Borghi d'Europa."




Eurovinum : I vini Di Majo Norante degustati da Borghi d'Europa a Go Wine a Milano

 I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa promuovono il Percorso Internazionale Eurovinum, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica),.

La partecipazione all'evento di GoWine all'Hotel Melià a Milano per la presentazione di Cantine d'Italia 2023 (guida per l'enoturista), ha portato alla degustazione del Molise Rosso Don Luigi della Cantina Di Majo Norante.



La storia

Di Majo Norante produce vini da uve proprie sin dal 1800, come testimoniano le cantine sotto la piazza e nel vecchio palazzo di famiglia a Campomarino. La dedizione alla coltura della vite è ereditata da Alessio di Majo Norante ed è pianificata oggi insieme alla passione per la ricerca e la sperimentazione. Di Majo Norante produce i propri vini esclusivamente dagli 123 ettari dell'antico feudo dei Marchesi Norante di Santa Cristina. La filosofia enologica dell'azienda Di Majo Norante rispetta l'approccio tradizionale alla coltivazione della vite ed alla produzione del vino, nel tentativo di conservare tutte le caratteristiche degli uvaggi mediterranei.



Nel Molise il vino ha una tradizione che risale ai Sanniti e ai Romani, i quali vi introdussero la coltivazione della vite. I metodi di produzione sono quelli tramandati da una generazione all'altra nell'Appennino meridionale, sempre legati ai valori del mondo contadino. La Masseria di Majo Norante è ubicata a nord del Gargano, in contrada Ramitelli, in agro di Campomarino, dove il terreno argilloso, in parte sabbioso e la brezza estiva concorrono a creare un habitat particolarmente favorevole. Alessio di Majo Norante, vignaiolo testardo e controcorrente, ha sacrificato produttività ed omologazione del gusto al perseguimento costante della qualità e della tipicità, nella convinzione che i vitigni meridionali siano più adatti alle condizioni pedoclimatiche del Contado del Molise.



NUOVI VINI DA ANTICHI VITIGNI

La predisposizione a selezionare i cloni dei vitigni autoctoni meridionali, attraverso lo studio della loro adattabilità al terreno è all'origine di tutti i vini Di Majo Norante. Uve d'antichi vitigni quali Aglianico, Montepulciano, Sangiovese e Tintilia per la produzione dei vini rossi, Falanghina e Greco per la produzione dei bianchi; Moscato reale per il passito dolce. La sperimentazione con questi vitigni e i buoni risultati raggiunti hanno spinto l'azienda vinicola a perseverare nella scelta coraggiosa che le consente di produrre grandi vini che rispondono perfettamente alla complessità del gusto contemporaneo.



Il vino degustato : Molise Rosso Don Luigi

È ottenuto dalla selezione in purezza delle migliori uve di Montepulciano. È vinificato tradizionalmente con lungo contatto del mosto con le vinacce e maturato in piccole botti di rovere.

100% MONTEPULCIANO



Di colore rosso granato intenso con riflessi violacei, è un vino ricco, intenso, di grande armonia con perfetta fusione fra i sapori di frutta matura che evocano il sottobosco, la prugna, sentori di legno tostato e vaniglia.

Il vino rosso Don Luigi DOC della cantina Di Majo Norante si presenta con un colore rosso granato intenso e profondo con riflessi violacei. È un vino ricco, intenso, di grande struttura.

WINE-FOOD PAIRING

Si abbina alla perfezione con le carni rosse, la cacciagione, piatti della grande cucina mediterranea, formaggi più o meno stagionati, formaggi muffati e carni alla griglia. La temperatura di servizio è di 18° C in bicchiere tipo “Bordeaux”, avendo cura di stappare la bottiglia almeno un'ora prima.